La seta fu prodotta per lungo tempo esclusivamente in Cina dove i segreti dei procedimenti per la produzione venivano gelosamente custoditi. Dopo aver contrabbandato i primi bachi al di là dei confini cinesi, si svilupparono rapidamente altre aree produttive: nella vicina Persia sorsero nelle province di Gilan e di Mazandaran, sul Mar Caspio, ed in Turchia, lungo la direttiva della Via della Seta, a Bursa.

La seta migliore si ottiene dal Bombyx mori, il bombice del gelso, detto comunemente baco da seta, che vive appunto di foglie di gelso. Gli allevatori nutrono i bachi solo con gelsi di prima scelta poiché da ciò dipende la qualità del prodotto finale. I bozzoli sono composti dalla seta grezza, che è sostanzialmente fibrina, un materiale fibroso, e dalla sericina, il materiale circostante che la mantiene. Eliminata la sericina si ottiene la seta cotta. Uno degli aspetti che rende questo filato pregiato così prezioso è l’enorme percentuale di scarto durante le fasi di lavorazione: si pensi che da sette chili di bozzoli non si avrà più di un chilo di seta pura.

Per la sua lucentezza nonché per la sua resistenza e per la finezza del filato, la seta è stata tradizionalmente impiegata nella produzione dei tappeti più pregiati. L’effetto cangiante del materiale conferiva un’eleganza impareggiabile ai manufatti: il filo di seta estremamente robusto consentiva agli orditi una perfetta trazione mentre la sua sottile consistenza permetteva poi di realizzare nodi piccolissimi in preziose e altrettanto fittissime annodature.

Tutto ciò concorreva ad ottenere un effetto finale straordinario: capolavori dal disegno nitido e dai colori lucenti, dal vello soffice e morbidissimo ma di grande consistenza e resistenza, in grado di sfidare i secoli. Naturalmente l’elevato costo del materiale e la necessità di avere poco spreco nella fase di lavorazione unitamente all’abilità richiesta per annodare un tappeto interamente in seta hanno fatto sì che soltanto gli esemplari più pregiati delle migliori manifatture fossero realizzati con questo prezioso filato e che la lavorazione fosse affidata ai maestri annodatori più abili ed esperti che potessero assicurare il minimo spreco possibile di materiale.

Alcune manifatture pregiate quali quelle di Isfahan, di Nain, di Tabriz, di Qum, utilizzano la seta negli esemplari con vello in lana kork solo per i contorni dei decori: questa tecnica, denominata gharty, consiste nell’annodare con il filo serico i profili dei disegni del tappeto ottenendo una diversa consistenza ed un effetto lucente che li mette in evidenza ottenendo un effetto ‘a rilievo’.

Oggi solo i laboratori di annodatura più prestigiosi utilizzano la seta naturale, sia per la difficoltà di approvvigionamento della materia prima che per il suo costo, per la difficoltà di esecuzione delle opere e per la lunghezza dei tempi di realizzazione. Per questo, i tappeti interamente in seta sono ormai esemplari rarissimi da collezione e raggiungono quotazioni molto elevate.

C’è da rilevare che, a causa della crescente richiesta, già a partire dalla metà del Novecento, si è gradatamente assistito ad una produzione parallelamente in aumento di manufatti di qualità più scadente che impiegano la cosiddetta ‘seta artificiale’, vale a dire rayon o viscosa, il cui effetto ottico può trarre in inganno l’osservatore meno esperto, ma il cui valore è indubbiamente molto più ridotto. E’ questo il caso di molta della produzione cinese di copie di Hereke e della produzione commerciale – per non dire fraudolenta – degli Hereke in seta che si è riversata negli ultimi anni sul mercato.

 

BURSA

Situata lungo la famosa Via della Seta, Bursa è uno dei maggiori centri di commercio al mondo di questo prezioso filato sin dal medioevo. Divenuta capitale dell’impero ottomano dopo la sconfitta dei bizantini nel 1326, conobbe per tutto il XIV secolo un notevole sviluppo ed una crescita esponenziale. Anche allorché nel 1365 la conquista di Edirne ne fece la capitale dell’amministrazione dei territori europei, Bursa non perse il proprio primato commerciale ed amministrativo in Anatolia.

Ben presto a questo si aggiunse una relativa importanza religiosa quando il sultano Bayezid I ci costruì, a partire dal 1390, il Külliyesi Bayezid, un importante centro teologico e, qualche anno dopo, nel 1396, diede inizio ai lavori di costruzione della Ulu Camii, la grande moschea.

Fino alla caduta, Bursa è stata il maggior fornitore di seta di tutto l’Impero Ottomano: qui oltre alla produzione locale, si lavorava anche il prodotto grezzo proveniente da altri paesi tra cui la Persia e talvolta anche dalla Cina.

Qui venivano realizzati rinomatissimi ricami per i tessuti destinati ai palazzi imperiali nonché per ricercati caffettani e altri abiti preziosi.

Ancora oggi, fedele alla propria tradizione commerciale, Yeşil Bursa vanta nel suo centro storico ricco di monumenti, moschee e mercati, il Bursa Kapali Çarşı, il secondo bazar coperto della Turchia per importanza.