Per ottenere un prodotto finito di altissima qualità, risulta fondamentale cominciare bene: è indispensabile quindi che trama e ordito, vale a dire lo ‘scheletro’ del tappeto, siano realizzati a regola d’arte e con materiali adeguati e di prima scelta.
L’ordito è costituito dai fili tesi sui subbi: dev’essere eseguito secondo un andamento preciso ed equidistante affinché l’opera finale non presenti gobbe o altri difetti. I materiali più adeguati sono la seta ed il cotone poiché sopportano una maggiore trazione. Poiché la seta ha costi molto elevati, è impiegata per l’ordito soltanto in tappeti di grande pregio. Il cotone è indubbiamente la fibra più utilizzata. Nei tappeti nomadi è tutt’ora impiegata sovente anche la lana che però è adatta solo per annodature più grossolane (gli esemplari con ordito e trama in lana sono sovente molto irregolari). Nelle imitazioni cinesi e in quelle turche non è raro trovare l’ordito in rayon.
I fili di ordito, a prodotto finito, costituiscono le frange del tappeto e vengono chiusi in nodi, secondo tecniche tipiche differenti da zona a zona, e che fungono da rifinitura della testata costituita da alcuni centimetri di passaggi di trama a vista al termine del vello annodato. Fanno eccezione alcune manifatture (soprattutto turkmene) in cui le testate sono tessute secondo un decoro (tecnica sumakh) e quelle straordinarie dei migliori esemplari di Tabriz, dove vi vengono realizzati disegni e scritte con la tecnica dell’annodatura, creando un effetto a rilievo sul fondo tessuto (tecnica suf).
L’ordito si costruisce a partire dalla metà del telaio: i fili sono posizionati in gruppi ad una distanza di circa 7 centimetri (tale misura è detta raj o rad). In una particolare lavorazione, di solito con la seta, detta haft rangh, i colori dell’ordito cambiano ad ogni gruppo di fili: il risultato finale è di esemplari dalle frange policrome.
Nei tappeti pregiati di regola i fili di ordito devono essere numerosi (anche trenta a centimetro) e comunque il doppio dei nodi.
Dopo aver strutturato l’ordito si procede a realizzare il tappeto facendo passare il filo di trama attraverso l’ordito, ribattendolo e successivamente annodando una fila di nodi. La ribattuta è fondamentale per garantire al manufatto finito una migliore tenuta dei nodi ed una maggior resistenza all’usura. Nei tappeti di scarsa qualità per velocizzare l’esecuzione, i fili di trama sovente non sono ben ribattuti, a scapito della durata del tappeto. Come per l’ordito, il materiale più diffuso per la trama è il cotone, poiché la seta è riservata agli esemplari più pregiati e la lana è ormai utilizzata soltanto nelle manifatture nomadi e poche altre.
Mentre in Caucaso, in Pakistan, in India ed in alcune zone dell’Iran (Beluchistan, Hamadan, Kurdistan ad esempio) il filo di trama viene fatto passare una sola volta attraverso l’ordito, alternandolo sopra e sotto la fila di nodi, in altre zone come a Kirman e Bidjar, viene utilizzata la trama doppia, vale a dire passando due volte il filo di trama sull’ordito. Mentre nella trama singola al rovescio si possono vedere le parti bianche dell’ordito lasciate scoperte dal filo di trama, nella trama doppia questa ricopre sul rovescio tutti i fili di ordito. La tecnica più raffinata utilizzata per la maggior parte dei tappeti persiani è però quella denominata lui baft, molto più complessa, che suddivide in due livelli l’ordito attraverso cui passa il filo di trama: gli esemplari così realizzati sono molto più resistenti e hanno impianti decorativi molto più nitidi ed articolati.
Questa tecnica consente di contare a rovescio un numero uguale di nodi a centimetro quadrato indifferentemente in lunghezza o in larghezza.