Materiali: vello, trama e ordito in seta naturale di primissima scelta con inserti in seta bagno oro; tinture naturali
Dimensioni: cm.138 x 88 = 1.21 mq
Annodatura: circa 1.000.000 nodi/mq
Qualità: scuola di Ali Oglu
Disponibile
Materiali: vello, trama e ordito in seta naturale di primissima scelta con inserti in seta bagno oro; tinture naturali
Dimensioni: cm.138 x 88 = 1.21 mq
Annodatura: circa 1.000.000 nodi/mq
Qualità: scuola di Ali Oglu
Disponibile
Prezioso e raffinato questo Hereke in cui il campo centrale è ornato da una sequenza complessa di eleganti motivi botteh (o boteh), elemento decorativo dalla forma a goccia, diffuso nei tappeti delle manifatture stanziali di diversi paesi orientali. L’origine del disegno è alquanto incerta e le varie interpretazioni e significati attribuitigli riflettono la cultura del luogo e del popolo che di volta in volta lo ha utilizzato.
Nei secoli vi si è voluto riconoscere ora un becco, ora una foglia, ora la chioma di un cipresso o, più sovente, una lingua di fuoco. E pare proprio quest’ultima la lettura più verosimile: il fuoco era infatti un simbolo sacro del culto mazdeista o zoroastriano, ampiamente diffuso nell’impero persiano prima dell’avvento dell’Islam.
In questo esemplare troviamo la versione elaborata del botteh miri ovvero con una doppia goccia, l’una che contiene l’altra, rivolte in senso opposto, una modalità spesso utilizzata nella decorazione dei tappeti per rappresentare lo scorrere del tempo ed in questo caso, per estensione, potrebbe rimandare al passaggio delle generazioni avendo quindi una sfumatura benaugurale.
Lo splendido campo centrale è definito da una bordura importante composta di otto cornici con la fascia principale mirabilmente decorata da un’alternanza di vasi riccamente ornati di fiori variopinti.
Ben tre i cartigli lungo il lato superiore: il primo nella cornice esterna reca la scritta ‘Se il tappeto del paradiso si trova sulla terra è questo, è questo, è questo’ citazione adattata dalla più antica scritta che compare sulle ceramiche della porta del Taj Mahal indiano (‘Se il paradiso si trova sulla terra è questo, è questo, è questo’); il secondo nell’angolo sinistro con la firma del maestro (ustad) della rinomata scuola di Ali Oglu, ed il terzo mimetizzato tra i decori della cornice maggiore.
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