Baluch persiano di vecchia manifattura su cui l’artista è intervenuta con inserimenti in lana a rilievo.
Collezione Nomadic Nature | Tra filo e parola*
(…) Il Colonnello Bharucha prosegue come se non fosse mai stato interrotto. – Credete che sia stato facile farsi accettare in un altro paese? No di certo! – tuona. (…)
– I nostri predecessori e le loro mogli attesero quattro giorni, senza sapere quale sarebbe stato il loro destino. Poi alla fine il Gran Vizir comparve sul ponte della nave con una coppa piena fino all’orlo di latte -. Scruta attentamente i nostri volti.
– Sapete cosa voleva dire? –
Alcune teste annuiscono, evidentemente loro lo sanno.
– Era un gentile messaggio del Principe indiano, che voleva dire: ‘No, non siete i benvenuti. La mia terra è popolosa e ricca e non vogliamo stranieri con religioni e usanze diverse che vengano a turbare la nostra armonia!’ Pensava che volessimo fare i missionari. Volete sapere che cosa hanno fatto i zoroastriani? Dio li benedica! – (…)
Il Colonnello Bharucha, ancora una volta dandosi la risposta da sé, prosegue: – I nostri predecessori disciolsero un cucchiaino di zucchero nel latte e glielo rimandarono. Il Principe ne capì il significato. I profughi si sarebbero fusi nella sua terra come lo zucchero nel latte…e con la loro serietà e la loro operosità avrebbero reso più dolce la vita dei suoi sudditi. (…)
da ‘La spartizione del cuore’ | Bapsi Sidhwa
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